domenica 4 settembre 2011

c'era una volta..

3settembre2011
Val Veny: Mont Fortin; col de Chavannes; rif. Elisabetta
circa 2000mt disliv + --
Partenza da la Visaille


Quando dopo la sbarra (finito l'asfalto) si apre il pianoro del lago Combal, anche in un giorno di meteo davvero perturbata, il pensiero va a quei racconti e disegni che trovavo in certi libri di favole da bambina.
Un piccolo mondo dove tutto è perfetto; anche le devastanti frane che arrivano in massi bianchi fin sulle sponde del torrente paiono essere al loro posto, perfettamente collocate nel tempo, nello spazio.
Forse in attimi di vita in cui è così difficile sentirsi nel posto giusto, gli occhi si bevono tutta l'armonia del paesaggio intorno, come in cerca di uno spunto; o forse solamente in cerca della bellezza che ammutolisce e rende semplici i pensieri.
Anzi, quasi superfluo pensare.

Ricordo ancora la prima volta che sono entrata là in quel pianoro: era un sabato di settembre di due anni fa.
Erano solo pochi mesi che ero qui, pronta e emozionata di conoscere tutto di questa Valle, e quel posto mi pareva già TUTTO ..col suo specchio d'acqua che solca il terreno per circa due km, le guglie appuntite di monti, i ghiacciai, le morene e i laghi glaciali.


lago del Miage

Ero lì e tutto sembrava come a Gardeland quasi un plastico, una ricostruzione; poi però ti rendi conto che in realtà sei da qualche parte sotto il Bianco e ti dici commossa e felice: non avrei creduto che bastasse far una valigia per esser qui e sentir tanta gioia e pace dentro al cuore; la pace di questi luoghi.
Luoghi da cartolina, in cui il fiume di color lapislazzulo o grigio-ghiacciaio fa delle spiaggette simili a quelle delle basse maree vicino alla battigia:



sulle quali però QUA svettano le cime:


A volte si tocca davvero il cielo con un dito e se quel cielo è lì che si appoggia su Signori Monti, ti senti davvero come una bimba in una fiaba.
Niente fa più paura, nemmeno le vipere che indisturbate passano davanti agli scarponi.
Anzi sorridi e pensi: se c'è anche il serpente allora davvero questo è il paradiso terrestre..




Poi passano due anni e, a mostrar le foto della gita di questo 3 settembre, verrebbe da dire: è calato il sipario sull'Eden e i fumi e vapori del purgatorio si son impadroniti della Val Veny coi suoi gioielli :)



Ma, nonostante la meteo un pò proibitiva e anche non del tutto centrata, ci dirigiamo alla volta del Mont Fortin.
In definitiva il cielo alla partenza è un bel caleidoscopio di azzurro e nuvole che si spostano e così, sebbene a tratti, qualcosa la si riesce pure a vedere.
Inutile ripetere che questi giri (strepitosi per le ampie vedute sul Monte Bianco, sul Col de la Seigne, sulle Pyramides Calcaires, oltre che sulla Val Ferret, sulla sottostante Val Veny e poi fino a la Thuile) in un giorno così non han certo il sapore dei panorami; casomai (e per me non è poco) di farti sentire immerso dentro la montagna, dentro le nuvole proprio!


E così si sale verso quella postazione della guerra, un fortino appunto, così ben collocato tra la Thuile e le Valli del Bianco.
Ci accoglie un raggio di sole che illumina il crinale dalla parte de la Thuile e ci rende, dopo l'aspra salita tra pietraia e canaloni, la morbidezza di prati che si fanno già biondi d'autunno.
Una stagione sta passando e giornate così ne segnano l'ora.
Un'estate davvero strana, dolce amara per clima. E anche stavolta, dentro di me, constato che i luoghi della Valle han sempre saputo sottolineare col loro esprimersi delle stagioni, i miei momenti di vita.
Dolce amaro fuori e dentro.

Adesso dolce è quel colore che si accende sul crinale, grazie a uno schiarirsi repentino del cielo:



La pietraia umida, in salita e un pò esposta, che chiedeva passi attenti e fiato, si sostituisce adesso a morbidi prati sui quali a mo' di anfiteatro si aprono pareti a ventaglio che finiscono in laghetti quasi prosciugati, che lasciano terra nera molle stile torba.
Il passo è leggero, quasi del tutto in piano, e i discorsi anche si fanno leggeri, scanzonati, goderecci.
A pensarci bene, salendo tra le nebbie e le pietre prima del colle del Mont Fortin, si parlava di cose ben più ostiche.
L'andare del pensare e l'andare del sentire, così in linea con l'andare dell'ambiente.
Questo credo che sia percepire le vibrazioni dei luoghi; cosa probabilmente possibile laddove i luoghi sono così puri e incontaminati da farti sentire davvero in contatto con te stesso; con le varie parti di te che, a seconda dei momenti, si specchiano nel paesaggio in maniere diverse.
Col sole e un pò di tepore tutto si scioglie, anche la lingua.. e lassù, su quei monti così lontani dalla mia casa sui colli toscani, arrivano racconti personaggi e ricordi della mia terra di giù, delle mie persone care di giù.
Parti del mio cuore che vorrei ricongiungere, ma che inevitabilmente il tempo e lo spazio tengono separate, provocandomi leggere fitte di malinconia.

Ma si cammina e si va oltre, come nella vita finchè una nuova situazione non ti coglie.
A coglierci è una carovana di ciclisti con le loro mountain bike.
Son davvero tanti, schiamazzanti e simpatici e si fermano proprio dove noi, al Col de Chavannes.
Da qua oramai il sole sarà solo un lontano ricordo.

Pareti di rocce e ghiacciai davanti a noi, non più ammorbiditi dal cielo azzurro, lottano per tirarsi fuori dalle nuvole.
La temperatura scende e così, dopo il meritato pasto, cappello in testa e pile per riaffrontar la discesa.



Discesa fatta di passo svelto, per scampar alla pioggia che inizia a farsi sentire in sporadiche gocce e per cercar di togliersi dal sentiero, prima che la truppa di veloci ciclisti riparta. Inevitabilmente invece non facciamo che cederci vicendevolmente il passo e due chiacchiere.
Siamo oramai al rifugio Elisabetta.
Il cielo è grigio e, nonostante l'assenza di riverbero del sole, il Ghiacciaio della Lex Blanche si accende del blu (quasi verde smeraldo in certi punti) della sua calotta e del rosso della roccia.
La cascata scende sotto come chiome sciolte di fanciulla e si capisce, per la poca acqua, che siam pronti per il nuovo inverno, perchè di disgelo non c'è più molta traccia a fine estate.





Si sa che il meglio è visto, oramai.
La lunga poderale un pò ci preoccupa per il meteo che non promette clemenza.
Ci beiamo ancora di qualche specchio d'acqua un pò più cupo rispetto al mattino e su cui le gocce dal cielo han iniziato la loro danza:



La nebbia agli irti "monti" che inizialmente piovviggiando saliva, si trasforma in vero diluvio e così, al riparo del fidato poncho, allungando il passo si rientra alla macchina, proprio come alla fine di una bella fiaba:

felici, contenti e ..stavolta anche parecchio fradici :)


RIFERIMENTI  ITINERARIO di G. Orsucci:
























4 commenti:

  1. Tanto bella la concordanza di parole e immagini: tutto nasce dalla tua percezione con i sensi, accompagnata dal sentire del cuore, e si trasforma poi in azione di blog. Per questo è cosa armoniosa che non può che fare tanto bene a te e a noi. Guarda che l'ho scritto qui (territorio a me sconosciuto) invece di mandarti mail personale proprio per dire ai tuoi amici/visitatori che bella persona sei...
    Titti

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  2. Titti, mi lasci felice e senza parole.
    Credo che comunicare sia un dono preziosissimo e, qnd si comunicano cose belle, sia anche una sorta di dovere ;)
    l'importanza della condivisione.. valore da (ri)mettere nelle ns Vite.
    Grazie.
    Barbara

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  3. Cominci a farmi concorrenza... Sto per schiattare d'invdia...

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  4. ma un librino di tornanti e monti si potrebbe anche pensar di fare, no???
    ciao, magister! ;)
    ma secondo te la Mazza :)) ci correggerebbe i testi con la matita rossa e blu, anche ora???
    barbara

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e chi volesse lasciar la propria traccia, posti qua sotto... ;)