martedì 25 ottobre 2011

MARCO SIMONCELLI: Sic in punta di cielo..

2004 MotoGP Catalunya/FOTO by GETTY IMAGES
23 0TTOBRE 2011
SEPANG- MotoGP Malesya-

Sic più veloce di qualsiasi moto, 
più alto di qualsiasi montagna,
adesso ti immagino in punta di cielo a far festa alla Vita,
in un girotondo di angeli, dal tuo stesso bel sorriso.. 
 














mercoledì 12 ottobre 2011

DOMENICA 9 OTTOBRE 2011: prime impronte sulla neve

A toglierci le parole a volte basta poco, un attimo, dentro cui è comunque condensata la meraviglia perfetta: un luogo perfetto, un evento perfetto, e il tuo perfetto esser lì.

Se adesso penso a come domenica mi son trovata nella prima "fuggevole neve" d'autunno, stento a ricordare i vari passaggi.


VETAN-LAGO DELLE  RANE 2360 MT
So per certo che, da quando venerdì mattina è comparsa a sorpresa sui monti, mi son sentita felice e desiderosa di andarla a salutare.

I monti tra venerdì e sabato (incredibile pensarlo adesso coi 27 gradi  che poi son tornati!!) erano così:

zooommatissima sui monti davanti alla finestra della mia camera da letto
E' scesa bassa: tra i 1350 e i 1700mt.

Barattare il caldo dell'ultima settimana con la prima bianca neve (saltando a pie' pari l'uggiosa pioggia autunnale) sarebbe stato un buon compromesso, ma non ho osato sperar tanto.
E così, venerdì mattina, ho fatto proprio bene a godermi in semplicità l'aria frizzantina che odorava di fresco e la prima spolverata di neve sui monti che giocava con le delicate luci delle 8.00.
Nonostante la Yaris corra in autostrada diretta a lavoro, io mi pregusto già il fine settimana.
Dev'esser lì che è nata la voglia di andar a pestare quella nevina bella.
Ultimamamente le idee migliori, per regalarmi qualcosa di bello, mi nascono quando sto per entrar a lavoro: legge di compensazione, la definirei.
Per fortuna col meraviglioso autunno di quest'anno, a tante buone idee seguon facilmente belle cose.

Venerdì mattina son proprio felice.
Felice anche di pensare che ci andrò da sola, domenica, a fare questo piccolo rito di benvenuto alla neve.

Una questione aperta tra me e lei; una questione di quando temevo che, passata l'estate, sarei tornata a svernare in Toscana, per come si stavan mettendo le cose.

E così, mentre sabato lo trascorro in piacevolissima compagnia (dopo tanto) di un carissimo amico e della sua scalmanatissima canina, che ha dovuto vedersela con due simpatiche caprette che han fatto un'ora di sentiero (in fila indiana) con noi:

 

domenica sono (all'alba di mezzogiorno!!!) in marcia verso il lago delle Rane, partendo da Vetan.

Dallo zaino è sparito il telo per prender il sole ed è comparso il fido thermos di the caldo!!
Ma qualcosa l'ho dimenticata: le ghette!! Si vede che la testa deve ritararsi sull'equipaggiamento quasi invernale, dopo gli infiniti giorni di primavera-estate che ricordo esserci stati da marzo scorso..

Già salendo con l'auto per le meravigliose morbide curve sopra St. Nicholas (che si affacciano al cospetto di tanti signori monti), sento pian piano i piedi e gli occhi staccarsi dal fondo Valle.
Il respiro nella mente si fa ampio, anzi alto!

Scender di macchina e coprirsi è tutt'uno: il cielo azzurrissimo sa di arietta tesa ad ogni alzarsi di vento.. e di vento ce n'è, sebbene non continuo.

creste ventate e cielo tersissimo, proprio in mood invernale.. se nn fosse per
l'aspetto "variegato" del pascolo ;)


Il prato, subito prima della poderale, è uno spettacolo di macchie verdi-marrone e chiazze bianche:



ma quel che mi colpisce subito è la veste nuova, bianca candida, dei ghiacciai davanti ai miei occhi:

il Rutor
il Granpa
la Grivola 
Ovunque mi giri tutto se ne sta incantevole, posizionato sotto un cielo azzurrissimo, mentre la poderale inizialmente pulita si fa pian piano di neve sotto i miei passi


e sotto quelli di una lepre variabile..

in che direzione sta andando la lepre? ;)


Non pensavo di trovarne tanta, ma finisco per essere su una lunga e immacolata strada bianca, tutta mia..


Che da lì non sia passata anima viva, mi rende felice e euforica come da piccola, quando per caso ti ritrovi in una piccola-grande avventura.

Si affonda.. in certi punti fino alla caviglia e anche più..
è davvero divertente.
Il fianco del pendio, baciato dal sole, è ricoperto da neve lavorata dal vento.


La mia fantasia si sbizzarrisce e così ai miei occhi appaiono tante onde di mare congelate:


Si affonda sempre di più e la neve entra nelle scarpe dal collo del piede.. le ghette, mannaggia!!
Per fortuna il sole è caldo, quindi nessun disagio, salvo per le improvvise tempeste di neve dentro cui mi ritrovo: il vento pare davvero giocare a far il duro come in inverno, alzando la neve in meravigliosi mulinelli di polvere bianca danzante.



Giacca chiusa fin sotto il mento e avanti, verso un paesaggio oramai davvero imbiancato:

le mie impronte nella neve vergine..
che soddisfazione veder la mia prima  traccia di quest'anno!

Mancan davvero giusto le ciaspole in certi punti e me la rido mentre finisco nella neve fin sopra il ginocchio!!

Sono oramai a pochi mt dal lago, ma mi fermo in una bella radura perchè quel luogo mi piace proprio tanto: sembra di esser a Casa, proprio dentro di me, in vera pace.
Così, come si fa al ristorante col miglior tavolo, individuo un bel masso che sporge dalla neve per il mio ricco pasto a base di panino, the caldo e tanta suggestione e soddisfazione di esser lì, sola, in quel silenzio immenso incontaminato che la neve mi dona.

Intorno il bianco che mi culla il cuore da sempre, che fa luce dentro ai pensieri da sempre, che conduce "oltre", come un ponte tra l'impossibile quotidiano che inchioda l'andare e la realizzazione dell'Essere che invece lì, in quei contesti, sente di quanta forza è capace per riscoprirsi e reinventarsi ogni giorno una nuova strada.
Torna forte e chiara la fiducia che ogni Viaggio si snoda attraverso le tante vie che il cuore puro e forte non si nega  di percorrere.
L'uomo in Cammino da sempre ha fatto questo, pestando le strade.

Strade anche tanto diverse tra loro per le quali non sempre si sentiva preparato, ma a volte quel che conta è andare, senza tanto preoccuparsi: nello zaino l'essenziale, nelle scarpe la voglia di sperimentare per capire, e mai viceversa.

La poderale "bianca inverno" con a bordo il prato "biondo autunno", mi fa proprio pensare a quante strade ci son dentro al medesimo Andare.

una striscia di neve, una striscia di prato..
 

Mangio il mio panino gustosissimo, mentre il the caldo mi scalda dentro davvero con piacevolezza.
Nella testa parte la nenia della canzone che tanto mi piaceva da ragazzina:

"Scenderà dal blu per sapere chi sei qui;
oggi l'alba non tremerà anche se la neve è fuori, 
mi inginocchierò su di lei regalandole dei fiori.
Mi disegnerà giorni lucidi,
 le risponderò di sì, 
viaggerà nel blu per parlarmi così: 
se domani scenderò dillo solo a chi credi capirà; 
nel segreto fiorirari, così bianco, credi, vincerai.."
(NEVE- Alberto Fortis).

E' così:
certi attimi sono perle di gioia.. e cerchi di respirarli perchè restino dentro..
Un giorno magari, quando meno te lo aspetti, quell'esperienza ti salverà!
Quell'esserti sentito vero e vivo con così poco,
in modo così semplice e genuino,
in un modo in cui sono banditi i giri di testa dei "se", "ma" "vorrei",
potrà esser uno spunto per quando a stento, col salir del giorno, sale la voglia di iniziarlo quel giorno.
Chi lo avrebbe detto che sarei andata incontro a un piccolo giorno così, uscendo di casa la mattina.
Come son finita lì, in un giorno in cui forse in molti han scelto altro, o quote più basse, per non incappar nella "neve-non neve" di questa prima nevicata?
Forse qualcosa mi chiamava; qualcosa di indefinito in cui il costume da bagno lottava con le ghette nello zaino.
E' che ho imparato che certi posti e certe situazioni ti attendono, se solo tendi le orecchie, senza resistere.  
Resistere al canto è la personale (e rispettabilissima) Prova di  Ulisse.
Io in quella storia mi son sempre chiesta cosa sarebbe successo, se solo lui avesse ceduto alle Sirene; se avesse fatto un tuffo negli ignoti fondali marini, nuotando con loro.
Davvero non sarebbe tornato a casa dalla sua Penelope, nella sua Itaca?
O magari ci sarebbe tornato più forte e consapevole avendo "cantato tutto il canto" che al suo Viaggio era riservato?

H.J. Droper "Ulisse e le sirene" 1909

Nel cuore, mentre penso con serenità tutto questo, scende tanta forza.
La forza di sentire che ci son tante di quelle cose che io ho la spinta di vivere in profondità e che per questo, nonostante tutte le beghe e le incertezze, son fortunata. Parecchio.
Anche perchè molte di queste cose sono parecchio belle, come questa di questa domenica.

Un ultimo sguardo a quel che mi circonda.
Un ultimo respiro a quella prima neve fuggevole  (perchè so che il fohen e il sole se la porteranno via presto).
Un ennesimo grazie dal profondo, per avermi chiamato un attimo prima di risciogliersi.
Un grazie per avermi stupito, in questo autunno che tanto sa di estate, con questa primizia dell'incanto bianco dell'inverno.

Per me la neve è Valle; anzi è tanto di più che se ne sta nelle pieghe del mio Tempo, ed è quel tanto di me che qui in Valle sto ritrovando.
Mi piace pensare che questa montagna abbia voluto festeggiare (con la neve che mi emoziona sempre) il mio rinnovato desiderio di "restare", che è un restare qui e anche un restare dentro di me.
Quando restar dentro al cuore sarà facile e naturale, allora andare e restare in ogni luogo del mondo sarà facile.

Si rifà lo zaino con i guanti sulle mani e si riscende pian piano verso i pascoli giù..
Un passo dopo l'altro, la neve che solo tre ore prima avevo pestato in basso non c'è già più..
"Era scesa solo per me, vedi.. " continuo a pensare, sorridendo, egocentrica come una bimba.

Il cielo tersissimo del mattino diventa adesso un luogo incantevole, dove nuvole d'autore son lì a disegnarsi nelle forme più strane:




Il mio sguardo negli ultimi tre giorni è stato portato dal cielo alla terra (neve che cade sui monti) e di nuovo al cielo (adesso, con queste magnifiche nuvole).


Per me non è un caso: ma non spiegherò niente.
Io ho già capito e, per chi ha capito come me, dir oltre sarebbe troppo, anzi inutile ;)
Per tutti gli altri vale solo il vecchio detto: provare per credere!

                                                 


mercoledì 5 ottobre 2011

digressioni d'autunno




Dalla Val di Cogne (Gimillian) al Col di St Marcel-2940mt
2900 mt disliv + -- e circa 22km a/r
SABATO 1 OTTOBRE 2011

Dell' Autunno ci si può innamorare?
...e in autunno ci si innamora?
Chissà..

Forse questo è il primo autunno, da che sono in Valle, in cui davvero posso apprezzare (in questi mesi pesantucci) la pace  che dona questa stagione, qui.
Ma l'amore è pace??
Ahi, ahi.. spinosissima domanda.. ;)
Quindi: se "d'Autunno (e della pace) ci si possa innamorare" è una questione davvero aperta..

Fatto sta che adesso, dentro questi cieli blu e in questa terra bruna, sento di sprofondarci come nell'abbraccio del più conturbante degli amanti: quello che stringendoti non solo ti inebria di sè, ma sa invitare ogni più piccola parte di te a respirare, vibrare, sognare, facendoti sentire "semplicemente bene".
Meraviglioso lo star "semplicemente bene", e anche raro... :)

Beh, io per un amante così ci andrei fuori, adesso!
quindi, se questo autunno questo mi fa, in questi giorni vestirò di terra bruna, cieli blu e sole ancora caldo il mio amante "Signor Ottobre" ;)
almeno finchè mi donerà tutto questo suo abbraccio morbido, in vista dell'arrivo del bianco inverno, freddo e comunque meraviglioso.

L'ho presa larga per descrivere la bellissima gita di sabato, vero?
Ma le mete contano per le sensazioni che ci attraversano proprio mentre noi attraversiamo il paesaggio che là, alla meta, ci sta portando.

Sensazioni tante, sabato: sì..
sensazioni di camminare in punta di cuore, leggera.
Finalmente ripercepirmi leggera, un passo dopo l'altro, là "e tutto il mondo fuori" -citando una canzone che nn ricordo neanche esattamente quale sia-

mitico foto-scatto di Tiz !!


Partiamo da Gimillian, lasciandoci alle spalle lo spettacolo del ghiacciao della Tribolazione che va piano illuminandosi di mattino.
A chi dice che camminando si debba guardar avanti, obbietto di provar ad aver alle spalle una tal bella presenza per riuscir a farlo!



Pian piano, nel fresco limpido di questo primo bel mattino di ottobre, ci apprestiamo a tagliare il Vallone del Grauson e poi su fino al Col di St Marcel, dopo il quale (orientandosi verso Fenis) si apre la selvaggia e irta Val Clavalitè, che sarà presto una nuova meta da battere.



Il sentiero è una traccia larga che con sali-scendi, entrando e uscendo dal bosco, passa tra il torrente Groson, vari alpeggi, pascoli e coste di monte sulle quali si intravedono i primi larici arrampicati che vanno ingiallendosi.




Quel che avverrà da qui a pochi giorni a quegli alberi in fatto di colori e meraviglia, mi sta già facendo scalpitare di impazienza, dimentica della bellezza delle cose che si trasformano lentamente.

Usciti dall'ombra del bosco e intrapresa la salita, ci avvolge il caldo inusuale di questi giorni, sebbene al primo smuoversi d'aria si percepisca che non è certo agosto.

Forse è la luce d'autunno, è il modo in cui si appoggia al manto dei prati che erano verdi ed ora sono color caramello, ma star lì in mezzo è quasi un esercizio di purificazione.



La trasformazione di tutto quello che tra estate e autunno è avvenuta fuori, adesso si ripropone dentro al cuore.
Il verde del pascolo che invitava al gioco, alla gioia fresca e vivace dei tappeti coloratissimi di fiori montani, diventa ora un manto che ispira al ritorno dolce a casa.

mi piacerebbe una casetta così ;)

E per casa intendo il cuore.
Su quei prati verdi colorati han rotolato e si son nascosti i miei pensieri, le mie incertezze nei mesi scorsi e ora quasi cerco nella terra e nei sassi e nei fili d'erba le tracce della mia "Resistenza su per questi monti" :)

L'inconfondibile Grivola con la sua Punta Rossa

Camminando "a cuore scalzo" (canto con Max Gazzè), lascio scivolare nella mente la bella immagine di quell'esercizio di meditazione che una volta un'amica mi invitò a fare: visualizzare sotto ogni passo, lasciato sul terreno, l'apparir di un leggero fior di loto.



E così penso a ciò che lascio di vecchio e pesante e a ciò che dal "lasciare" nasce.
Penso al mio prezioso e meraviglioso amico lontano, "fior di loto", domandandomi se si ricorderà mai di quando anni fa lo ribattezzai così; incitandolo allora a tirar fuori tutta la sua bellezza d'animo da quella palude in cui si ostina a nascondersi, esattamente come il fior di loto sa fare, sbucando col suo splendore dagli acquitrini.

Mi assale un attimo di tristezza ma anche un sorriso, pensando che là devo lasciar quei "vecchi passi" e attendere il fiorir di nuovi.

In fondo tutto quello che è lì, tra i monti, mi suggerisce questo, per cui è facile prendere l'ispirazione: l'odor di putrescenza tipico del bosco autunnale (che sentivo prima) solo apparentemente contrasta con lo scorrere delle acque pure del torrente che in salti e piscine trasparenti fanno bella vista di sè.

          
                         

e capisco...
Per l'ennesima volta capisco che niente è migliore e niente è peggiore; tutto serve: l'acqua pulita che corre, come il sottobosco che marcendo mal odora.
La trasformazione è la macerazione dei nostri vecchi passi che a volte puzzano di stantio, di finito, di logoro.
Ma è proprio questo processo che è necessario: ciò che si macera, si putrefà ..fermenta infine in nuova vita.
La natura ci insegna a non conservare il "vecchio" come un animale impagliato, ma a restituirlo perchè ritorni come nuova vita.

Quel luogo sabato esplode di Vita e salendo all'Alpe Grauson dessous  -dove mucche ancora al pascolo, un asino e una dolcissima canina da pastore ci accolgono-  raccogliamo le forze per lo stacco finale di oltre 400mt di dislivello, per arrivar al Colle.


Ad accompagnarci adesso, la bella Tersiva col suo nevaio perenne.


mentre il sentiero sempre più polveroso sale nelle conche dei laghi.

Il caldo fiacca, d'altronde di dislivello a questo giro ce n'è e anche di sviluppo in Km, ma siamo addolciti dalla vista del Lago Coronas che, mentre saliamo, si apre pian piano sotto di noi.



I monti così marroni ricordan quasi un orsacchiotto di peluches; questo paesaggio non ha proprio niente di aspro.
Morbidezza che ancora scende nel cuore, nonostante la salita.

Come spesso accade, ogni prima volta che "conquisti" la meta, questa ti appare d'un tratto dietro l'ultimo tornantino del sentiero.
Il primo che arriva comincia a esultare incitando quelli che seguono, riuscendo persino a far loro accellerare il passo di curiosità, anche quando il passo è ormai stanco.

Le parole al Colle, sabato, se le porta via il venticello deciso che spazza la vista su Cervino e Monte Rosa, raramente visti, così puliti, stagliarsi nell'azzurro.

il Cervino
il Rosa
Valeva la pena a 360 gradi:
a completar lo spettacolo (quasi alle ns spalle) il Gran Paradiso che, per quanto contro sole, non si fa staccare gli occhi di dosso



per non parlare dei suggestivi valloni di St. Marcel e St. Barthelemy che, poco sotto il Colle dove siamo arrivati (coi suoi 2940mt di altitudine), iniziano la loro impegnativa discesa nel vallone della Clavalitè, facendomi rimpiangere di non aver potuto compiere un giro ad anello (sistemando almeno un auto per il rientro da quella parte, anche solo la sera prima).
Ma ricapiterà!

Il rientro sui nostri stessi passi sarà comunque deliziato da una sosta-pranzo e sole in costume al bellissimo lago Coronas,



una terrazza sui monti dove il sole che saltella sull'acqua regala vere pepite di luce galleggianti, meritevoli di mille scatti fotografici e mille grazie sussurrati a fior di labbra per tutto il bello che scende nell'animo.



Sono le 15.30 passate, venir via è un peccato, ma la strada è ancora lunga e così: maschi davanti di passo svelto e donne dietro, perse in mille riflessioni e ricordi, si inizia a rientrare.
Siamo quasi alle macchine oramai nell'ora più bella che precede di poco il tramonto, ed io rimango un pò indietro a godermi il finale: rivolgo così il mio saluto gioioso al sole che si incunea tra due cime, schiantandosi in fasci di luce, e ad una sfumatissima e tenue falce di luna che si appoggia all'azzurro foglio del cielo.

Un'altra trasformazione è nuovamente sotto i nostri occhi a simboleggiar che, per prepararsi di nuova vita, bisogna entrar nel buio, sapendolo percepire con fede come fosse già nuova luce (Osho docet).

Ben venuto autunno, quindi, a rinsegnarmi tutto questo.

DETTAGLIO ITINERARIO: 
http://www.regione.vda.it/turismo/prima_di_partire/informazioni/pagina_ricerche_i.asp?tipo=scheda&pk=1198&nomesch=sch_Percorsi