mercoledì 5 ottobre 2011

digressioni d'autunno




Dalla Val di Cogne (Gimillian) al Col di St Marcel-2940mt
2900 mt disliv + -- e circa 22km a/r
SABATO 1 OTTOBRE 2011

Dell' Autunno ci si può innamorare?
...e in autunno ci si innamora?
Chissà..

Forse questo è il primo autunno, da che sono in Valle, in cui davvero posso apprezzare (in questi mesi pesantucci) la pace  che dona questa stagione, qui.
Ma l'amore è pace??
Ahi, ahi.. spinosissima domanda.. ;)
Quindi: se "d'Autunno (e della pace) ci si possa innamorare" è una questione davvero aperta..

Fatto sta che adesso, dentro questi cieli blu e in questa terra bruna, sento di sprofondarci come nell'abbraccio del più conturbante degli amanti: quello che stringendoti non solo ti inebria di sè, ma sa invitare ogni più piccola parte di te a respirare, vibrare, sognare, facendoti sentire "semplicemente bene".
Meraviglioso lo star "semplicemente bene", e anche raro... :)

Beh, io per un amante così ci andrei fuori, adesso!
quindi, se questo autunno questo mi fa, in questi giorni vestirò di terra bruna, cieli blu e sole ancora caldo il mio amante "Signor Ottobre" ;)
almeno finchè mi donerà tutto questo suo abbraccio morbido, in vista dell'arrivo del bianco inverno, freddo e comunque meraviglioso.

L'ho presa larga per descrivere la bellissima gita di sabato, vero?
Ma le mete contano per le sensazioni che ci attraversano proprio mentre noi attraversiamo il paesaggio che là, alla meta, ci sta portando.

Sensazioni tante, sabato: sì..
sensazioni di camminare in punta di cuore, leggera.
Finalmente ripercepirmi leggera, un passo dopo l'altro, là "e tutto il mondo fuori" -citando una canzone che nn ricordo neanche esattamente quale sia-

mitico foto-scatto di Tiz !!


Partiamo da Gimillian, lasciandoci alle spalle lo spettacolo del ghiacciao della Tribolazione che va piano illuminandosi di mattino.
A chi dice che camminando si debba guardar avanti, obbietto di provar ad aver alle spalle una tal bella presenza per riuscir a farlo!



Pian piano, nel fresco limpido di questo primo bel mattino di ottobre, ci apprestiamo a tagliare il Vallone del Grauson e poi su fino al Col di St Marcel, dopo il quale (orientandosi verso Fenis) si apre la selvaggia e irta Val Clavalitè, che sarà presto una nuova meta da battere.



Il sentiero è una traccia larga che con sali-scendi, entrando e uscendo dal bosco, passa tra il torrente Groson, vari alpeggi, pascoli e coste di monte sulle quali si intravedono i primi larici arrampicati che vanno ingiallendosi.




Quel che avverrà da qui a pochi giorni a quegli alberi in fatto di colori e meraviglia, mi sta già facendo scalpitare di impazienza, dimentica della bellezza delle cose che si trasformano lentamente.

Usciti dall'ombra del bosco e intrapresa la salita, ci avvolge il caldo inusuale di questi giorni, sebbene al primo smuoversi d'aria si percepisca che non è certo agosto.

Forse è la luce d'autunno, è il modo in cui si appoggia al manto dei prati che erano verdi ed ora sono color caramello, ma star lì in mezzo è quasi un esercizio di purificazione.



La trasformazione di tutto quello che tra estate e autunno è avvenuta fuori, adesso si ripropone dentro al cuore.
Il verde del pascolo che invitava al gioco, alla gioia fresca e vivace dei tappeti coloratissimi di fiori montani, diventa ora un manto che ispira al ritorno dolce a casa.

mi piacerebbe una casetta così ;)

E per casa intendo il cuore.
Su quei prati verdi colorati han rotolato e si son nascosti i miei pensieri, le mie incertezze nei mesi scorsi e ora quasi cerco nella terra e nei sassi e nei fili d'erba le tracce della mia "Resistenza su per questi monti" :)

L'inconfondibile Grivola con la sua Punta Rossa

Camminando "a cuore scalzo" (canto con Max Gazzè), lascio scivolare nella mente la bella immagine di quell'esercizio di meditazione che una volta un'amica mi invitò a fare: visualizzare sotto ogni passo, lasciato sul terreno, l'apparir di un leggero fior di loto.



E così penso a ciò che lascio di vecchio e pesante e a ciò che dal "lasciare" nasce.
Penso al mio prezioso e meraviglioso amico lontano, "fior di loto", domandandomi se si ricorderà mai di quando anni fa lo ribattezzai così; incitandolo allora a tirar fuori tutta la sua bellezza d'animo da quella palude in cui si ostina a nascondersi, esattamente come il fior di loto sa fare, sbucando col suo splendore dagli acquitrini.

Mi assale un attimo di tristezza ma anche un sorriso, pensando che là devo lasciar quei "vecchi passi" e attendere il fiorir di nuovi.

In fondo tutto quello che è lì, tra i monti, mi suggerisce questo, per cui è facile prendere l'ispirazione: l'odor di putrescenza tipico del bosco autunnale (che sentivo prima) solo apparentemente contrasta con lo scorrere delle acque pure del torrente che in salti e piscine trasparenti fanno bella vista di sè.

          
                         

e capisco...
Per l'ennesima volta capisco che niente è migliore e niente è peggiore; tutto serve: l'acqua pulita che corre, come il sottobosco che marcendo mal odora.
La trasformazione è la macerazione dei nostri vecchi passi che a volte puzzano di stantio, di finito, di logoro.
Ma è proprio questo processo che è necessario: ciò che si macera, si putrefà ..fermenta infine in nuova vita.
La natura ci insegna a non conservare il "vecchio" come un animale impagliato, ma a restituirlo perchè ritorni come nuova vita.

Quel luogo sabato esplode di Vita e salendo all'Alpe Grauson dessous  -dove mucche ancora al pascolo, un asino e una dolcissima canina da pastore ci accolgono-  raccogliamo le forze per lo stacco finale di oltre 400mt di dislivello, per arrivar al Colle.


Ad accompagnarci adesso, la bella Tersiva col suo nevaio perenne.


mentre il sentiero sempre più polveroso sale nelle conche dei laghi.

Il caldo fiacca, d'altronde di dislivello a questo giro ce n'è e anche di sviluppo in Km, ma siamo addolciti dalla vista del Lago Coronas che, mentre saliamo, si apre pian piano sotto di noi.



I monti così marroni ricordan quasi un orsacchiotto di peluches; questo paesaggio non ha proprio niente di aspro.
Morbidezza che ancora scende nel cuore, nonostante la salita.

Come spesso accade, ogni prima volta che "conquisti" la meta, questa ti appare d'un tratto dietro l'ultimo tornantino del sentiero.
Il primo che arriva comincia a esultare incitando quelli che seguono, riuscendo persino a far loro accellerare il passo di curiosità, anche quando il passo è ormai stanco.

Le parole al Colle, sabato, se le porta via il venticello deciso che spazza la vista su Cervino e Monte Rosa, raramente visti, così puliti, stagliarsi nell'azzurro.

il Cervino
il Rosa
Valeva la pena a 360 gradi:
a completar lo spettacolo (quasi alle ns spalle) il Gran Paradiso che, per quanto contro sole, non si fa staccare gli occhi di dosso



per non parlare dei suggestivi valloni di St. Marcel e St. Barthelemy che, poco sotto il Colle dove siamo arrivati (coi suoi 2940mt di altitudine), iniziano la loro impegnativa discesa nel vallone della Clavalitè, facendomi rimpiangere di non aver potuto compiere un giro ad anello (sistemando almeno un auto per il rientro da quella parte, anche solo la sera prima).
Ma ricapiterà!

Il rientro sui nostri stessi passi sarà comunque deliziato da una sosta-pranzo e sole in costume al bellissimo lago Coronas,



una terrazza sui monti dove il sole che saltella sull'acqua regala vere pepite di luce galleggianti, meritevoli di mille scatti fotografici e mille grazie sussurrati a fior di labbra per tutto il bello che scende nell'animo.



Sono le 15.30 passate, venir via è un peccato, ma la strada è ancora lunga e così: maschi davanti di passo svelto e donne dietro, perse in mille riflessioni e ricordi, si inizia a rientrare.
Siamo quasi alle macchine oramai nell'ora più bella che precede di poco il tramonto, ed io rimango un pò indietro a godermi il finale: rivolgo così il mio saluto gioioso al sole che si incunea tra due cime, schiantandosi in fasci di luce, e ad una sfumatissima e tenue falce di luna che si appoggia all'azzurro foglio del cielo.

Un'altra trasformazione è nuovamente sotto i nostri occhi a simboleggiar che, per prepararsi di nuova vita, bisogna entrar nel buio, sapendolo percepire con fede come fosse già nuova luce (Osho docet).

Ben venuto autunno, quindi, a rinsegnarmi tutto questo.

DETTAGLIO ITINERARIO: 
http://www.regione.vda.it/turismo/prima_di_partire/informazioni/pagina_ricerche_i.asp?tipo=scheda&pk=1198&nomesch=sch_Percorsi



1 commento:

e chi volesse lasciar la propria traccia, posti qua sotto... ;)